martedì 30 luglio 2013

RATTOPPATA LA STRADA A "GROVIERA" DI VIA PIAGGIO

Foto scattata dalla macchina di un tratto di Via Piaggio rattoppato col catrame nei punti in cui il manto stradale era fortemente deteriorato

Il 25 maggio 2013, su richiesta di alcuni cittadini dello Scalo, abbiamo segnalato al Sindaco,all'Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Chieti e al Consorzio Industriale della Val Pescara la presenza in Via Piaggio di un asfalto a "groviera" fortemente deteriorato da profonde buche, tali da mettere a serio rischio i pneumatici e le sospensioni dei veicoli e abbiamo chiesto  a chi è di competenza di riparare nel più breve tempo possibile il manto stradale. Ebbene, nei giorni scorsi abbiamo notato con estremo piacere che Via  Piaggio, in attesa di essere completamente rifatta, è stata riparata alla meno peggio con delle toppe di catrame che hanno coperto le buche più pericolose. Ringraziamo chi è intervenuto ascoltandoci fra il Comune ed il Consorzio Industriale, anche se non lo sappiamo di preciso, dato che la competenza della strada di che trattasi sarebbe in parte dell'uno, in parte dell'altro ente.Comunque dai cittadini di Chieti, un bel grazie ! ! !

QUANDO SARA' MESSO IN FUNZIONE IL DISTRIBUTORE DELL'ACQUA LUNGO LA STRADA DEL CIMITERO DI SANT'ANNA?

E' da oltre un mese che è stato posizionato lungo la strada del Cimitero comunale di Chieti in località Sant'Anna un distributore di acqua potabile come ce ne sono già in altre parti della città. Ma, a tutt'oggi, nonostante il tempo trascorso e le promesse fatte, non è stato ancora messo in funzione e la struttura giace obsoleta in mezzo alla strada lì dove ci sono i parcheggi. Pertanto chiediamo all'amministrazione, data l'emergenza idrica che ogni anno c'è nella stagione più calda, di mettere in funzione il prima possibile il distributore dell'acqua di Sant'Anna come richiesto da tanti cittadini.

IL DISTRIBUTORE DELL'ACQUA SI SANT'ANNA ANCORA NON ATTIVATO NONOSTANTE LE PROMESSE




lunedì 29 luglio 2013

RIMETTERE A POSTO IL CARTELLO DI STOP IN VIA DEI GESUITI



Nei pressi della sede provvisoria del Comune di Chieti presso lo stabile della ex Banca d'Italia c'è in Via dei Gesuiti, la strada di accesso di Piazza Umberto I da Corso Marrucino, un cartello di stop che non fa di certo bella mostra di se e che necessita di essere rimesso a posto e/o sostituito se irrimediabilmente dannegiato, poiché anche pericoloso in quanto potrebbe cadere sulla testa di qualche malcapitato. Sembra grottesco che proprio a pochi metri dal Comune, in un posto dove tutti i giorni transitano macchine comunali, assessori e consiglieri, nessuno si sia accorto di questo cartello. Pertanto, si chiede all'ufficio tecnico del Comune di Chieti e all'ufficio traffico e viabilità di provvedere a sistemare il cartello di cui trattasi.


giovedì 25 luglio 2013

PROBLEMATICHE DI PALAZZO "DE PASQUALE" SEDE DELLA TEATESERVIZI, UFFICIO COMMERCIO,SPORT E CULTURA

Nello storico rione di Santa Maria in Via Vicoli 17 c'è l'antico edificio nobiliare "Palazzo De Pasquale", edificato nel XVIII secolo, completato e restaurato nel XIX secolo; nel 1865 passò di proprietà dalla famiglia Zambra alla famiglia De Pasquale da cui a tutt'oggi prende il nome. L'edificio, contraddistinto da una facciata imponente, occupa un intero isolato. L'interno, decorato con affreschi di gusto neoclassico, ospita una scala a due rampe, decorate da colonne ioniche. Già sede in passato della Facoltà di Farmacia dell'Università "Gabriele D'Annunzio", da alcuni anni è la sede della Teateservizi, dei Settori Commercio, Sport e Cultura del Comune di Chieti. 
La struttura, rappresenta sicuramente un importante patrimonio artistico e storico per la città di Chieti,ma a tutt'oggi presenta alcune problematiche non risolte nel tempo, nonostante diverse segnalazioni che ci sono state finanche dal direttore della Teateservizi e nonostante gli interventi per mettere in sicurezza lo stabile.
Infatti, come ci ha segnalato un cittadino che è andato a Palazzo "De Pasquale" per produrre dei documenti, lo storico palazzo presenta alcune problematiche che lo rendono a tutt'oggi ai limiti dell'agibilità per ospitare degli uffici pubblici: al primo piano, dove c'è una sala conferenze nei pressi dell'Ufficio Cultura, ci sono due balconate inagibili che sono state sbarrate  da delle ringhiere per renderne impossibile l'accesso; nell'androne delle scale ci sono delle crepe che sono state pressoché riparate alla meno peggio; pare che non siano presenti o comunque non sono facilmente individuabili le uscite di sicurezza e la scala anti incendio - anti panico che in caso di pericolo dovrebbero permettere di uscire immediatamente anche dai piani più alti. Ma, la cosa più grave ed evidente per cui tutti si sono lamentati, è sicuramente l'assenza da troppo tempo di un ascensore funzionante che rende difficoltoso se non impossibile l'accesso alla struttura per individui a ridotta capacità motoria, problema che l'Amministrazione Comunale deve al più presto risolvere.  
I più maliziosi si chiedono: non è che l'amministrazione comunale usi l'ascensore rotto come deterrente per i cittadini per fare in modo che non si vada a rompere le scatole alla Teate Servizi nel caso in cui arrivino delle "cartelle pazze" come è già avvenuto in passato?
Noi non crediamo a questo, ma chiediamo comunque all'amministrazione almeno di rimettere il prima possibile in funzione l'ascensore di Palazzo "De Pasquale".


ASCENSORE FUORI SERVIZIO DI PALAZZO "DE PASQUALE"




mercoledì 24 luglio 2013

UN MOSTRO RIVESTITO DI ETERNIT ANCHE A VIA S. D'ACQUISTO IN LOCALITA' SAN MARTINO

Dopo il nostro servizio sull'emergenza "eternit" al Villaggio "Celdit", ci è pervenuta la segnalazione da parte dei residenti del  popolare rione di Via Salvo D'Acquisto in località San Martino di Chieti,  sulla presenza di un "mostro" rivestito di fibre di amianto che domina quest'altro quartiere cittadino della parte bassa della città, come si evince dalla documentazione fotografica allegata.
Il capannone industriale che sarebbe rivestito di eternit è abbandonato e in forte stato di deterioramento, domina la zona ed è sito nelle vicinanze di diversi palazzi, un piazzale dove giocano i bambini con un parco giochi e addirittura delle colture agricole che col vento rischiano di essere contaminate quotidianamente dalle particelle di amianto che si potrebbero alzare dal tetto della fatiscente struttura e posarsi sugli ortaggi oppure essere inalate dai polmoni dei malcapitati. Noi per fotografarlo non ci siamo avvicinati troppo al capannone proprio per restare ad una distanza di sicurezza.
Con molta soddisfazione però constatiamo che i nostri servizi stanno contribuendo a risvegliare il coraggio dei cittadini di segnalare e denunciare queste problematiche che fino all'altro giorno erano nel dimenticatoio più assoluto, come le malattie polmonari di chi improvvisamente e spesso inconsapevolmente si ammala e muore di neoplasie polmonari, decessi celati dall'omertà silenziosa di chi il più delle volte sa ma ha paura di parlare o non sa a chi rivolgersi: questa volta, lo diciamo con orgoglio, sono stati proprio i parenti delle vittime di tumori ai polmoni come il "mesotelioma" e l' "asbestosi" a fare la segnalazione.
I cittadini della zona che vivono quotidianamente con il timore di questa bomba ecologica, si rivolgono al Prefetto di Chieti, al Comune di Chieti, all'Ater e alla Polizia Ecologica per sapere cosa bisogna fare per far bonificare questo capannone rivestito in amianto probabilmente di proprietà privata.





lunedì 22 luglio 2013

PERICOLO AMIANTO AL VILLAGGIO CELDIT DI CHIETI SCALO

Pericolo amianto che sarebbe presente sulle coperture in eternit di alcuni tetti nel popoloso rione del Villaggio Celdit a Chieti Scalo  con diverse migliaia di persone fra residenti e studenti che vivono costantemente questa minaccia ambientale in un'area con due arterie viarie principali dell'importanza di Viale Benedetto Croce e Via Pescara, e diverse scuole: Scuola dell'Infanzia ed Elementare "Madonna delle Piane", Scuola Media "Ramiro Ortiz" costeggiando la concessionaria Fiat, Scuola dell'Infanzia ed Elementare "Villaggio Celdit" proprio intorno a delle baracche che dovrebbero essere in eternit, la Scuola Elementare di Via Bosio e per finire naturalmente il Campus dell'Università "G.D'Annunzio".
Alcuni residenti e frequentatori  del rione ci hanno interpellato perché  allarmati da quest'ingombrante presenza sulle loro teste, che rappresenta potenzialmente una bomba ecologica. Infatti, come ci hanno riferito, sono diversi gli edifici, costruiti sopratutto fra gli anni '60 e '70, che presenterebbero ancora la copertura con le lastre di eternit in amianto. Le preoccupazioni più frequenti sono che si possano disperdere alcune particelle sotto l'effetto di sole, pioggia e vento che logorando la superficie, liberano particelle altamente dannose per la salute di chi ci vive in costante contatto; così degli esperti edili sono andati a fare un sopralluogo e avrebbero individuato diverse strutture che dovrebbero contenere il nocivissimo composto, come ad esempio numerose baracche affianco alle abitazioni che attualmente fungono da garage e da magazzini fra Viale Benedetto Croce, Via D'Annunzio, Via Pescara e addirittura la copertura sul tetto dei capannoni della storica concessionaria Fiat che ridanno su Via Pescara. Tutte strutture densamente frequentate ed abitate, alcune di proprietà privata altre di competenza dell'Ater e/o dell'Ufficio Casa del Comune. Per dovere  di informazione giova ricordare che l'eternit è un  marchio registrato di fibrocemento, composto da un mix di cemento ed amianto, ed anche il nome di una ditta che lo ha prodotto fino agli inizi degli anni '90. Esso è stato fin dall'inizio del XX secolo usato  in edilizia come materiale da copertura nella forma in lastra piana o ondulata, oppure come coibentazione di tubature. Inizialmente non si era a conoscenza della pericolosità per la salute umana dell'amianto ( o asbesto), sostanza che compone l'eternit, perciò veniva largamente usato per la sua facile reperibilità, per la sua economicità, ma sopratutto in virtù della sua resistenza meccanica, elettrica, chimica e termica. In realtà, dagli anni '60 si sa che l'amianto, contenuto nell'eternit, è nocivissimo,  ma nonostante questo è stato utilizzato in larga misura per altri trentanni. Solo dagli inizi degli anni '90 con la legge 257/1992 sono stati messi al bando tutti i prodotti contenenti l'amianto, vietandone l’estrazione, l’importazione, la produzione e la commercializzazione; fino ad allora, è stato fatto indiscriminato e largo uso di eternit nel campo dell'edilizia. In Italia c'erano diversi stabilimenti industriali che producevano manufatti in eternit contenenti amianto: a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e a Bari dove operavano la "Eternit" e la "Fibronit" che continuarono a produrre manufatti fino all'inizio degli anni '90 (l'ultima a chiudere è stata  la fabbrica di Broni nel 1992), tentando di mantenere i propri operai in uno stato di totale ignoranza circa i danni (soprattutto a medio-lungo termine) che le fibre di amianto provocano, al fine di prolungare l'attività dello stabilimento e quindi accrescere i profitti. Ora però la popolazione anche a Chieti vive con la costante paura di ammalarsi di tumori maligni ai polmoni; infatti, stando a quanto reso noto dalle campagne a livello nazionale di sensibilizzazione allo smaltimento dell’amianto, bastano quantità minime di fibre inalate tramite le vie respiratorie per avere malattie oncologiche mortali anche alcune decine di anni dopo l'esposizione ( 15-45 anni di incubazione ): neoplasie tumorali maligne come il carcinoma polmonare, il mesotelioma pleurico, l' asbestosi, e  le placche pleuriche. Per rendersi praticamente conto del potenziale nocivo dell'amianto contenuto nell'eternit che è presente anche sui tetti del rione del Villaggio Celdit di Chieti Scalo, in Piemonte, a Casal Monferrato (Alessandria), dove c'era una fabbrica che trattava amianto, ci sono stati negli ultimi venti anni oltre 1800 morti conclamati a causa dell'amianto, poiché l'azienda tramite degli impianti aeratori disperdeva le polvere cancerogene ovunque. Nella stessa zona, solo fra il 2009 e il 2011 ci sono stati  128 nuovi casi conclamati di  ammalati. Secondo gli esperti, almeno fino al 2020 non scenderanno i casi di tumori ai polmoni causati dall'inalazione di particelle di amianto e solo da allora, se sarà fatto un corretto trattamento e smaltimento della sostanza, le morti causate dal nocivissimo materiale diminuiranno. Anche a Chieti Scalo, nella zona del Villaggio Celdit, secondo le testimonianze dei residenti, c'è stata negli ultimi anni una certa incidenza di morti per malattie polmonari sicuramente superiore alla media del resto della città. Comunque, in attesa del brevetto e del collaudo di un futuristico disintegratore molecolare che risolva una volta per tutte il problema dello smaltimento delle sostanze nocive, attualmente, esistono diversi metodi per rendere pressoché innocuo l'amianto, alcuni più economici, altri che, invece, abbisognano di una spesa maggiore, come ad esempio: l'incapsulamento, un metodo di bonifica transitorio con sostanze sintetiche idonee ad inglobare, isolare e consolidare le fibre di amianto al manufatto cementizio evitando il rilascio ambientale; la rimozione e lo smaltimento con bonifica radicale con procedure speciali e costose sopratutto per garantire la sicurezza ai sensi del D.lgs 81/2008. Alla luce dell'esistenza di mezzi tecnologici che se correttamente usati possono contrastare  più o meno efficacemente il pericolo amianto, in attesa di una soluzione definitiva al problema che solo lo sviluppo tecnico e l'educazione civica possono fornirci, è  importante che le istituzioni prendano coscienza dei pericoli causati dai rifiuti e dall'amianto sopratutto nelle borgate popolari e nelle aree industriali delle città, dove l'inquinamento è molto più alto della media, affinché non scoppi in tutta la sua devastante potenza una vera e propria bomba ecologica. A tal proposito, i cittadini del Villaggio Celdit di Chieti Scalo, vorrebbero sapere cosa ne pensa di questa situazione di potenziale pericolo il Prefetto di Chieti  e cosa intendono fare i responsabili dell' Ater e il Comune di Chieti tramite l'Assessore all'Ecologia Dott. Alessandro Bevilacqua, e l'Ufficio Casa tramite l'Assessore di competenza Dott.sa Emilia De Matteo e quindi cosa hanno fatto e  intendono fare il Comune e l'Ater per bonificare l'area e metterla in sicurezza  ed evitare il rischio di esposizione a particelle di amianto dei cittadini che vivono nella zona.  Si rende noto che in Italia nel 2012, per la prima volta in Europa, due imprenditori sono stati pesantemente condannati penalmente ed economicamente a risarcire i danni provocati dall'amianto. Tutto è scaturito dalle indagini portate avanti dal PM di Torino Raffaele Guariniello che nel 2009 inquisì Stephan Schidheiny ( ex Presidente del Consiglio di Amministrazione della Ditta Eternit AG di Casal Monferrato) e il Barone belga Louis De Cartier De Marchienne ( morto a 92 anni il 21 maggio 2013), ritenuti responsabili dei morti per mesotelioma avvenute tra gli ex dipendenti delle fabbriche "eternit" a contatto con l'amianto. Il 13 febbraio 2012, il Tribunale di Torino, con una storica sentenza, ha condannato in primo grado De Cartier e Schmidheiny a 16 anni di reclusione "per disastro ambientale doloso permanente" e per "omissione volontaria di cautele antinfortunistiche" e a risarcire tremila parti civili oltre che a pagare le spese giudiziarie. Recentemente, il 3 giugno 2013, la pena in appello per i due amministratori è stata aumentata a 18 anni con l'obbligo di risarcire la Regione Piemonte di 20 milioni di euro e di 30,9 milioni il Comune di Casale Monferrato. Qualcosa evidentemente in Italia si sta muovendo, ma i passi da fare sono ancora tanti e anche i cittadini di Chieti attendono non solo chiacchiere e proclami, ma fatti.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLE STRUTTURE CHE DOVREBBERO AVERE ETERNIT NEL RIONE DEL VILLAGGIO CELDIT A CHIETI SCALO

Baracche in Viale Benedetto Croce

 Particolari di alcuni tetti

 Copertura del tetto del Capannone della Fiat dal lato di Via Pescara

 Particolare della copertura del capannone della Fiat con la copertura corrosa dagli agenti atmosferici
 Canna fumaria probabilmente con fibra di amianto




giovedì 18 luglio 2013

PERCHE' ANCORA NON INIZIA LA RISTRUTTURAZIONE DEL TRIBUNALE DI CHIETI?

La Consulta il 3 luglio 2013 ha bocciato la riforma delle province del Governo Monti, ma, al contempo, ha salvato quella della geografia giudiziaria, avendo giudicato infondate le questioni sollevate, tra gli altri, dal Tribunale di Sulmona. Ne deriva che i tribunali minori (quelli la cui sede non ricade in un Comune capoluogo di provincia) dovrebbero essere soppressi e, dunque, i tribunali di Vasto e Lanciano dovrebbero essere annessi a quello di Chieti che diverrà ( diverrebbe) il Tribunale più grande, più importante e più ricco d'Abruzzo. C'è la concreta opportunità per Chieti di diventare una "cittadella della giustizia", fenomeno che, inevitabilmente, porterà ad una rivitalizzazione del centro storico della città, sotto ogni profilo ( non ultimo quello commerciale) e ad una valorizzazione dei tanti immobili attualmente disabitati i quali diverrebbero mete ambite per studi legali. Sembrerebbe però che ci sia una manovra tesa a fare si che il Tribunale di Chieti alla data dell'accorpamento non sia pronto ad accogliere i tribunali sub - provinciali. La gara sarebbe stata aggiudicata da un'impresa molisana da circa un anno, ciò nonostante i lavori non sono ancora iniziati, ne è stato rispettato il termine, recentemente prefissato, per l'inizio degli stessi di giugno 2013; tutto ciò pare essere successo perché per un difetto di comunicazione tra Provincia e Comune ( chiamiamolo così), non ci si sarebbe accorti che il progetto prevedeva un ampliamento volumetrico dell'ultimo piano per il quale occorreva una concessione edilizia o permesso a costruire. Tale ostacolo, potrebbe essere superato agevolmente e in breve tempo, tramite una sorta di variante al Piano Regolatore, la quale dovrebbe passare attraverso il vaglio del Consiglio Comunale. Il timore diffuso in città è però che il Consiglio, viste le difficoltà palesate recentemente, possa bloccarsi su un provvedimento di vitale importanza per le sorti di Chieti e dell'intera Provincia.  A tal proposito, in città ci si chiede: a chi è imputabile un simile ritardo e l'omesso rilascio della predetta concessione edilizia o permesso a costruire? Come accade sempre in Italia in questi casi c'è stato il classico scarica barile: il Comune ( quale organo tenuto a rilasciare la concessione), sostiene che il rilascio presupponesse una formale istanza della Provincia, la quale a sua volta asserisce che l'incombenza fosse di competenza della Sovrintendenza. Di certo i cittadini non vogliono che, a causa dell'eventuale incompetenza e dell'inerzia ( o della "malafede") di alcuni amministratori o burocrati un'opera così importante per la città e per l'intera Provincia, venga buttata alle ortiche, rendendo vani gli sforzi bipartisan a suo tempo profusi dal Presidente del Tribunale, dal Presidente dell'Ordine degli Avvocati, dal Sindaco, dal Presidente della Provincia, dall'ex Deputato Lanfranco Tenaglia e dagli altri esponenti di spicco di entrambe le fazioni politiche. Nell'opinione pubblica teatina comincerebbe a prospettarsi la fondatezza del sospetto ( confermato anche da qualificati avvocati del Foro di Chieti) che tale situazione di stallo non sia dovuta alla negligenza dei dirigenti dei vari enti locali, ma, bensì, ad un piano strategico studiato a tavolino per evitare che il Palazzo di Giustizia teatino possa assorbire quelli di Lanciano e  di Vasto ed offuscare inevitabilmente quello della vicina Pescara.
Per completezza informativa, informiamo che lunedì 15 si è riunita nuovamente la commissione per la ristrutturazione del tribunale composta: dal Presidente del Tribunale, dal Presidente dell'Ordine degli Avvocati, dal Sindaco e dai dirigenti comunali di competenza, dal Presidente della Provincia di Chieti e dai dirigenti provinciali competenti, dalla Sovrintendenza, nonché dal Responsabile Unico del Procedimento ( R.U.P.), Ing. Barile Chiara che ha assicurato che i lavori inizieranno a breve poiché non ci sarebbe un ampliamento volumetrico tale da richiedere una concessione edilizia o permesso a costruire e pertanto l'ostacolo potrebbe essere superato con una semplice "Segnalazione Certificata di Inizio Attività" ( S.C.I.A.). Va però segnalato che anche nel contesto della commissione di Lunedì 15, il Comune di Chieti, piuttosto che assecondare tale soluzione prospettata dal RUP, ha presentato una nota a firma del Dirigente dell'ufficio Urbanistico in cui, per assurdo, si pongono ulteriori paletti all'avvio dei lavori. Va infine registrato il proposito di alcuni protagonisti della vicenda, interessati alla positiva soluzione della stessa, di trasmettere gli atti alla competente Procura della Repubblica, nonché alla Corte dei Conti per fare luce sulla querelle e verificare la sussistenza di eventuali fattispecie criminose. Intanto, la Commissione per la ristrutturazione del Tribunale di Chieti si riunirà ancora il prossimo 22 corrente mese, staremo a vedere cosa succederà. 
FACCIATA PRINCIPALE DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI CHIETI IN PIAZZA SAN GIUSTINO



lunedì 15 luglio 2013

INTERVENIRE SULL'ANTICO LAVATOIO DELL' "AUGELLO" O "FONTE BOVINUM" DI BRECCIAROLA

Il video è stato girato con l'ausilio di residenti presso la Fonte dell' "Augello" o Fonte "Bovinum", l'antico lavatoio pubblico che sorge sulla S.S. 5 Tiburtina, all'ingresso lato est della frazione Brecciarola di Chieti di cui non è nota l’epoca di costruzione, anche se dalla epigrafe sulla lapide si rileva comunque che fu restaurato una prima volta nel 1792 dal Camerario Interino Barone Marco Antonio Paini; a testimoniare l'importanza storica della fontana monumentale sul fronte del lavatoio  campeggiano uno stemma e una targa in pietra dove un'iscrizione ormai sbiadita ricorda il passaggio nel 1943 dei Reali Savoia mentre erano in fuga verso la Puglia. Le vasche e le cannelle di questa antica fontana sono ormai misteriosamente pressoché senz'acqua da ormai tanti anni, c'è solo un rubinetto da cui esce un rivolo d'acqua; perciò la fontana monumentale abbisogna di un nuovo restauro che oltre a rimuovere l' antiestetico stucco a cemento, la rimetta in sesto in tutto il suo splendore, ripristinando la sorgente che da secoli ha alimentato le cannelle e le vasche, l'impianto di illuminazione,  tolga la muffa  e la bonifichi ripulendola dalle lussureggianti erbacce e dai rifiuti ricettacolo di batteri, roditori e scarafaggi. Comunque, va sottolineato che, sul ripristino della sorgente e sul restauro del lavatoio comunale di Brecciarola, sono state già presentate diverse richieste che però purtroppo non hanno prodotto gli effetti sperati, come ad esempio l' ordine del giorno di gennaio 2011 dell' ex Assessore ai Lavori Pubblici Luigi Febo, ora consigliere comunale di opposizione, scaturito dalla decisione della Giunta Comunale di Chieti di porre le basi per  la cessione a settembre 2010 dell’antico lavatoio di Brecciarola alle suore del vicino convento della Fondazione Onlus “Figlie dell’Amore di Gesù e Maria”, cessione di cui Febo pare chiedesse anche la revoca tramite l'annullamento della delibera di Giunta datata 17 settembre 2010. Pertanto, considerato che: 
- le fontane di Chieti , importantissime nel sistema idrico della città i cui primi impianti risalgono all’epoca pre-romana, costituiscono oggi una preziosa testimonianza storica e artistico-architettonica;
- la fontana è un bene storico, sottoposto a vincolo per cui ne va mantenuta la funzione;
-  nella nostra città ci sono stati diversi interventi di restauro di monumenti da parte dei club service come il Rotary, i Lions o da parte della Fondazione Cassa di Risparmio; 
- tante fontane di Chieti, sono state oggetto negli anni passati di progetti di recupero, come ad esempio Fonte dei Saponari, Le Pantine- san Rocco e Fonte Grande.
 Si chiede per quanto di competenza all'Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Chieti di: restaurare, rimettere l'illuminazione e ripristinare il pieno funzionamento dell'antica fontana - lavatoio di Brecciarola.
 Si chiede all'Assessore ai rifiuti e al verde pubblico di bonificare la suddetta fontana dall'immondizia accumulata e tagliare le lussureggianti erbacce, al fine di poter riconsegnare nel migliore dei modi  il lavatoio alla cittadinanza della popolosa contrada teatina. 
Nel video c'è una simpatica scenetta con Italy Man che correndo utilizza la centralina dell'Enel adiacente alla fontana per ricaricare le "batterie".

VIDEO SUL DEGRADO DELLA FONTE "AUGELLO" O "BOVINUM"


DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA SUL DEGRADO DELLA FONTE "AUGELLO" O "BOVINUM"


 Visione generale della fonte
 Lussureggiante vegetazione
 Rifiuti nelle vasche della Fonte
 Lussureggianti erbacce ai piedi della fonte
 La lapide che è ormai scolorita
 Rifiuti e muffa nel lungo vaschione della fonte

 Degrado e lussureggianti erbacce



VIA DE CRECCHIO: ABBANDONATA DA DIO E DAGLI UOMINI

Oggi segnaleremo le problematiche di Via De Crecchio, la continuazione di Via Orsogna, una traversa della Colonnetta,  che si raggiunge svoltando a destra, salendo da Chieti Scalo verso Chieti Alta, dopo l'Istituto professionale e prima della Caserma dei Carabinieri. Via De Crecchio confina anche con Via Gramsci sulle cui problematiche abbiamo scritto nei giorni scorsi.
Questa strada, come Via Atessa e Via Gramsci è praticamente anch'essa abbandonata da Dio e dagli uomini senza asfalto e illuminazione pubblica e forse anche senza gas metano.
Pertanto, si chiede all'amministrazione comunale per quanto di sua competenza di intervenire affinché in Via De Crecchio:
 
1)venga rifatto l'asfalto (che assomiglia più a quello di una pista di rally che a quello di una strada comunale)
 
2) venga installata l'illuminazione pubblica;
 
3) vengano posizionati i tubi del gas metano nel caso in cui anche questa strada, come l'attigua Via Gramsci, ne sia sprovvista.
 
 
A tal proposito, allego la documentazione fotografica  che si commenta da sola.
 
 
 





 

 
 
 
 

venerdì 12 luglio 2013

RIPARARE URGENTEMENTE IL LAMPIONE CON PLAFONIERA PERICOLANTE ALLA VILLA COMUNALE

Pericolosissimo !!! Lungo il belvedere della Villa Comunale di Chieti alla sommità della rampa di scale di accesso al parco comunale da Via Della Liberazione, sopra il palazzo dell'attuale Biblioteca  dell'Agenzia Regionale per la Promozione Culturale c'è un lampione della luce pubblica con plafoniera pericolante, tenuta solo da un esile filo, che rischia di cadere sulla testa di qualche sfortunato passante. Nel video si vede il nostro super eroe Italy Man che cerca di mantenere la plafoniera pericolante e di girarla dal lato dove potrebbe nuocere il meno possibile. Pertanto, si chiede all'Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Chieti di far riparare urgentemente il suddetto lampione.

VIDEO DEL LAMPIONE PERICOLANTE DA RIPARARE


giovedì 11 luglio 2013

VIA ATESSA E VIA GRAMSCI: "NON CI RESTA CHE PIANGERE"

Invitati dai residenti siamo andati a fare un sopralluogo in Via Atessa  e in Via Gramsci, un "budello" in pendenza senza vie di uscita di circa 700 metri di strada comunale, accessibile dalla Colonnetta dal curvone nei pressi di un ex mobilificio; una zona con circa 5 famiglie residenti che sembra uscita direttamente dal film anni Ottanta "Non ci resta che piangere" di Roberto Benigni e Massimo Troisi. Infatti, per un attimo ci è parso incredibilmente come di fare un salto all'indietro nel tempo per quello che nello stupore più assoluto abbiamo potuto constatare: la strada di che trattasi con pendenza elevatissima, sembra proiettata nel XXI secolo direttamente dal Medioevo, non c'è l'asfalto, ma breccia e terra, manca ancora il gas metano e non esiste alcuna illuminazione pubblica. Questa situazione permane praticamente da sempre, nonostante le innumerevoli segnalazioni al Comune e le  promesse di tutte le amministrazioni a tutt'oggi non mantenute. La signora Grande che vive in Via Atessa dal 1969, ci racconta che praticamente da oltre quarantanni nonostante il boom economico del Paese, l'urbanizzazione, nella loro zona la civiltà moderna non è mai arrivata, poiché la strada è rimasta sempre sterrata e l'illuminazione pubblica è assente. Il signor D'Arcangelo, invece, ha tenuto a precisare che la zona è anche sfornita di gas metano. La strada è praticamente una mulattiera e ciò crea innumerevoli problemi ai residenti e ai visitatori che oltre a rischiare di rompersi l'osso del collo ogni giorno e di danneggiare i propri veicoli, d'inverno devono indossare degli scarponi a causa del fango; addirittura anche gli operatori ecologici avrebbero avuto delle difficoltà a scendere a causa della pericolosità della strada e riferiscono i residenti che, addirittura, ad un certo punto non sarebbe venuto più nessuno a raccogliere l'immondizia se non avessero protestato; quando è inverno e fa notte presto, a causa del buio che avvolge la strada, si è costretti a non uscire a piedi o a rincasare all'imbrunire perché praticamente non si vede più nulla e non si sa dove poter mettere i piedi; inoltre, la zona è pressoché totalmente sfornita di metano e probabilmente per cucinare ci si arrangia con le bombole o i fornelli da campeggio o direttamente col caminetto, mentre per lavarsi si potrebbe usare solo lo scaldabagno o in alternativa, per chi ha denaro a sufficienza, dei pannelli solari. Stesso discorso vale anche per Via Gramsci, continuazione di Via Atessa, che, nonostante sia in pieno centro urbano di  Chieti, sembra più il tracciato di un tratturo che una strada comunaleI residenti sono esasperati, poiché questa situazione è ormai diventata insostenibile, chiedono solo di essere ascoltati, perché anche se sono pochi, sono cittadini con diritti e doveri come tutti gli altri e non meritano di essere trascurati. Tra l'altro, negli ultimi anni le famiglie nella zona sono aumentate e non si può abbandonare al proprio destino una seppur piccola comunità, non si può far finta di interessarsi alle proprie problematiche solo quando si ha bisogno di voti. Come si  può constatare, non è proprio tanto anacronistico parlare a tutt'oggi di "Chieti Medievale", poiché  in certi aspetti sembriamo non essere proprio progrediti in secoli e millenni di storia. Pertanto, come era stato promesso dai nostri amministratori, si chiede all'amministrazione comunale di: 1) installare il prima possibile dei lampioni di pubblica illuminazione nella zona; 2) di asfaltare Via Atessa e Via Gramsci; 3) di fornire il prima possibile la zona di gas metano.

INTERVISTA AI RESIDENTI DI VIA ATESSA CHE SPIEGANO LE PROBLEMATICHE DELLA STRADA



DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA PROBLEMATICHE DI VIA ATESSA E VIA GRAMSCI, "MULATTIERE" PRATICAMENTE IN PIENO CENTRO URBANO DI CHIETI SENZA LUCE, SENZA METANO E SENZA ASFALTO. IL SELCIATO AVVOLTO NEL BUIO D'INVERNO CON LE PIOGGE DIVENTA UNA CASCATA DI FANGO

Via Atessa

 Via Gramsci




mercoledì 10 luglio 2013

L'ASSESSORE BEVILACQUA SUL CENTRO DI RACCOLTA RIFIUTI E SULLE DISCARICHE ABUSIVE IN CITTA'

In questo periodo, tra i tanti argomenti, ci stiamo occupando dell'emergenza rifiuti in Abruzzo e in particolar modo  a Chieti, il Comune abruzzese dove questo problema è forse più sentito per la presenza di impianti di smaltimento sia civili che industriali su cui vengono convogliati rifiuti urbani e non solo. A tal proposito, ha fatto molto rumore mediatico il nostro video - servizio sul sequestro, da parte della Guardia di Finanza, del centro raccolta rifiuti del Comune di Chieti a Via Aterno in località Santa Filomena, poiché considerato non a norma (http://www.youtube.com/watch?v=H_GzpfLw3EY). Hanno destato grande scalpore le numerose segnalazioni dei cittadini all'Assessore all'Ecologia e all'Ambiente e alle guardie ambientali: sulle tante discariche abusive di rifiuti, anche di dubbia provenienza, presenti sul territorio della città di Chieti; sui cassonetti sporchi, poiché probabilmente pressoché mai, lavati dalla ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani, l'aumento esponenziale delle discariche abusive e la chiusura del centro raccolta non a norma. Tutto ciò, sembra aver fatto sprofondare per un attimo la città in una vera e propria emergenza rifiuti. Qualcuno, per fare amara ironia, ha addirittura sostenuto che se il "Ponte sul Mare" è il simbolo di Pescara, attualmente, il secchio della raccolta differenziata strabordante di immondizia, può essere considerato il simbolo della città di Chieti. Ovviamente è solo una provocazione, però il paragone rende l'idea di quanto sia sentita in una  realtà di provincia come quella teatina ed abruzzese la problematica ecologica. Critiche sono piovute sull'amministrazione comunale a cui i cittadini hanno chiesto pronti interventi. Dal punto di vista politico, è stata criticata la scelta di adibire ad area per la raccolta dei rifiuti con una determina dirigenziale un'area che veniva tra l'altro già usata come tale anche dalla passata amministrazione ( l'ex rimessa degli autobus di S.Filomena per intenderci) senza che venisse verificata la sua idoneità a svolgere questo servizio. La cittadinanza si è posta diverse domande su cui desidera una risposta da chi di competenza: Cosa c'è dietro la chiusura del centro raccolta rifiuti comunale? Perché è stata resa centro raccolta rifiuti (anche con determina dirigenziale) un'area non a norma? A che punto sono i lavori di adeguamento della suddetta area? Perché i cassonetti della raccolta rifiuti sono sempre sporchi e pieni? Cosa si intende fare per risolvere il problema delle tante discariche abusive a cielo aperto che ci sono in città? Pertanto, in merito abbiamo intervistato l'Assessore all'Ecologia e all'Ambiente del Comune di Chieti, il Dott Alessandro Bevilacqua che ci ha spiegato bene come sta la situazione.

INTERVISTA ALL'ASSESSORE BEVILACQUA


IMMAGINE DI UNA DELLE TANTE DISCARICHE ABUSIVE A CIELO APERTO A CHIETI



venerdì 5 luglio 2013

IL CENSORINO TEATINO IN SUPPORTO DEI TASSISTI DI CHIETI CHE OCCUPANO L'AEROPORTO D'ABRUZZO

"Contro questo torto, occupiamo l'aeroporto" è lo slogan "di battaglia" scandito all'Aeroporto d'Abruzzo durante l'occupazione dei tassisti di Chieti degli stalli riservati ai taxi nella struttura aeroportuale 
Avevamo già scritto  tempo fa della "guerra infinita" fra i tassisti di Chieti e quelli di Pescara, ma ora siamo costretti a ritornarci poiché sulla vicenda ci sono nuovi importanti risvolti. Infatti, i tassisti teatini in questi giorni stanno praticando una clamorosa forma di protesta. L'oggetto è sempre la regolamentazione dell'accesso all'aeroporto regionale d'Abruzzo dei tassisti: in particolare quelli di Pescara ritengono illegale che i colleghi teatini lavorino in aeroporto, poiché, secondo loro, senza diverso accordo fra le parti, sono autorizzati a farlo solo quelli dei Comuni su cui ricade lo scalo aeroportuale ( ossia Pescara e San Giovanni Teatino), mentre quelli teatini rispondono che sono legittimati a farlo anche loro in virtù della normativa nazionale che glielo permetterebbe. 
Tutta la spinosa e ingarbugliata questione pare che si basi sulla diversa interpretazione dell'articolo 14 comma 8 della legge 422/97 che recita: "Per i collegamenti con gli aeroporti aperti al traffico aereo civile, ferme restando le competenze degli enti gestori, sono autorizzati ad effettuare servizio di piazza i titolari di licenze per servizio di taxi rilasciate dai comuni capoluogo di regione e di provincia, nonché dal comune o dai comuni nel cui ambito territoriale l'aeroporto ricade. I comuni interessati, d'intesa, disciplinano le tariffe, le condizioni di trasporto e di svolgimento del servizio, ivi compresa la fissazione del numero massimo di licenze che ciascun comune può rilasciare proporzionalmente al bacino di utenza aeroportuale. Nel caso di mancata intesa tra i comuni, provvede il presidente della regione, sentita la commissione consultiva regionale di cui all'articolo 4 della legge 15 gennaio 1992, n. 21".
Dopo il sit-in di protesta davanti il Comune di Pescara dei tassisti pescaresi di un mesetto fa, non è tardata la risposta dei colleghi di Chieti che hanno "sparato" ancora più in alto occupando, giovedì 4 luglio 2013,  gli stalli dei tassisti nell'aeroporto d'Abruzzo, insieme ai rappresentanti sindacali, all'Assessore ai Trasporti del Comune di Chieti, Avv. Viola e  ad alcuni Consiglieri Comunali, Marco Di Paolo ed Emiliano Vitale. La manifestazione è stata assolutamente civile con i colleghi di Pescara che stazionavano davanti l'altro ingresso della struttura. I tassisti teatini, ribadiscono che la loro lotta non è  contro i colleghi pescaresi, come si evince anche dallo slogan scandito durante il sit in di protesta da questo tassista teatino "Fra Chieti e Pescara non c'è rivalità, l'Aeroporto d'Abruzzo sta a metà"ma contro i politici che non decidono, perciò "stanchi di rimanere a bordo pista" rivendicano la possibilità di poter lavorare in aeroporto come  i propri colleghi pescaresi  e chiedono l'intervento della regione che non si esprime in merito nonostante la normativa nazionale. In merito, significativi gli striscioni esposti: "Assessore Morra, basta chiacchiere ora i fatti!!!"  e  "Presidente Chiodi: 3 anni di attesa, ora basta!!!.
Anche il Comune di Chieti,  presente con una delegazione in aeroporto, chiede, per bocca dell'Assessore ai Trasporti Avv. Viola  e dei Consiglieri Comunali Marco Di Paolo ed Emiliano Vitale  che l'accesso di tassisti venga garantito a tutti i quattro capoluoghi, quindi anche a Chieti,  in proporzione alle dimensione della propria flotta di tassisti e del proprio bacino di utenza aeroportuale.
Fatto sta che a tutt'oggi la situazione resta ancora incerta, ma probabilmente se la legge nazionale fosse applicata come altrove, la vicenda  si risolverebbe, poiché come si evince dal testo normativo, sarebbero autorizzati ad effettuare servizio "di piazza" in aeroporto i titolari di licenze dei comuni capoluogo di regione e di provincia, nonché dei comuni sul cui territorio è sito l'aeroporto; quindi in Abruzzo non solo quelli di Chieti e di Pescara, ma anche quelli di Teramo, di L'Aquila e di San Giovanni Teatino, in proporzione al proprio bacino di utenza aeroportuale; ma da noi non si è trovata l'intesa probabilmente anche a causa delle resistenze del Comune di Pescara che  non vuole mettersi contro i propri tassisti, come confermatoci dall'Assessore teatino Viola; pertanto sarebbe forse il caso che la regione si decida finalmente a prendere una decisione, poiché come recita uno striscione dei tassisti, in questo periodo di crisi, Chieti non vuole essere più la "cenerentola", ma tornare ad essere un valore aggiunto per la regione.

Slogan: "Contro questo torto occupiamo l'aeroporto"

Intervista al rappresentante dei tassisti Buccione

Interviste ai consiglieri comunali teatini Marco Di Paolo ed Emiliano Vitale

Intervista all'Assessore del Comune di Chieti Viola


I tassisti in protesta



giovedì 4 luglio 2013

ALTRA DISCARICA ABUSIVA A CIELO APERTO ANCHE IN VIA PIAGGIO

Chissà quante ne sono realmente e nessuno lo sa! Bisognerebbe fare una mappatura precisa per individuarle e cercare di isolarle e bonificarle! Si parla ovviamente  delle discariche abusive a cielo aperto nel territorio del Comune di Chieti. A tal proposito, proprio ieri transitando con l'automobile per Via Piaggio nella zona industriale della città, ne abbiamo individuata un'altra  nei pressi della "Industria Adriatica Confezioni" (I.A.C.), per intenderci la Camiceria "Rodrigo".
Come si evince dalla documentazione fotografica, i rifiuti di vario genere e di dubbia provenienza, che hanno già formato una piccola "montagnella", sono ammucchiati al bordo della strada nell'indifferenza della gente che addirittura ci parcheggia davanti. Pertanto in attesa di sentire sul problema "rifiuti" in città l'Assessore all'Ecologia e all'Ambiente, stiamo raccogliendo tutte le segnalazioni di siti inquinati pervenuteci al fine di fare un dossier che auspichiamo possa suscitare l'interesse e l'attenzione non solo dell'opinione pubblico, ma magari anche del nucleo della polizia ecologica.

Ecco le immagini che si commentano da sole della discarica abusiva a cielo aperto di Via Piaggio




martedì 2 luglio 2013

VIA POMILIO: LA STRADA TAGLIENTE CON PASSAGGIO A LIVELLO

Domenica, con il gruppo del Circolo culturale "Marco Porcio Catone il Censore", siamo stati in Via Pomilio a  Chieti Scalo, la strada col passaggio a livello ferroviario nei pressi della rotatoria all'intersezione fra Viale Unità d'Italia e Viale Benedetto Croce; per intenderci la strada che porta da Madonna delle Piane alla zona industriale nei pressi della concessionaria Fiat. Qui abbiamo documentato il grave stato di deterioramento del manto stradale con profonde buche che possono danneggiare seriamente gli ammortizzatori, le sospensioni e i pneumatici dei veicoli che transitano,oltre che provocare cadute e storte ai passanti. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di ribattezzare Via Pomilio, considerando anche il passaggio a livello, "la strada tagliente". Dunque chiediamo ancora una volta l'intervento dell'Assessore ai Lavori pubblici del Comune di Chieti affinché si occupi della riparazione del manto stradale anche di Via Pomilio. L'amministrazione comunale potrebbe magari risponderci che la responsabilità è del Consorzio Industriale Val Pescara, ma se è così, sarebbe il caso  di sollecitare l'ente affinché, in un periodo di scarsità di risorse economiche pubbliche, metta almeno delle "pezze" per riparare il manto stradale ed evitare gravi conseguenze ai transitanti.Nel video, camminando per Via Pomilio, abbiamo incontrato anche il super eroe Italy Man, che, sprezzante del pericolo del passaggio dei treni, era intento a far rallentare le macchine in prossimità del passaggio a livello per evitare danni ai veicoli, e a segnalare le buche ai passanti, per preservare la loro integrità fisica. Gustatevi perciò questo video denuncia con simpatica scenetta.

VIDEO SEGNALAZIONE


FOTO DELLE BUCHE DI VIA POMILIO