martedì 27 gennaio 2015

VIDEO-DENUNCIA SUL DEGRADO DIMENTICATO DEL PARCO FLUVIALE

VIDEO - REPORTAGE

Casting: Cristiano Vignali & Italyman - Cameraman: Luigino

Quel degrado dimenticato del "Parco Fluviale" 

Nella vallata dello Scalo, si nasconde il degrado del “Parco Fluviale”, l'opera di interesse pubblico legata all'apertura del Centro Commerciale Megalò, caduto troppo in fretta e da troppo tempo nel dimenticatoio.
Così al fine di ricordare agli smemorati di professione a tutti i livelli,le promesse non mantenute, i progetti mai realizzati, mettendo a nudo lo squallore del “Parco Fluviale, mai aperto al pubblico, desolato, sprovvisto dei servizi essenziali come cestini, panchine,idonea illuminazione e bagni pubblici, coperto da lussureggianti erbacce e ridotto a discarica abusiva, rifugio ideale per i vagabondi e vittima predestinata dei vandali, siamo andati a fare un video - denuncia col nostro Supereroe Italyman con immagini che si commentano da sole, affinché le autorità competenti intervengano per quanto di loro competenza per “dare un senso” all'ennesima incompiuta teatina, entrata a pieno titolo nella bacheca delle "scandaloteche" della Città di Achille.
Ma, veniamo ai fatti: secondo il protocollo di intesa tra il Comune di Chieti e la ditta costruttrice del Megalò la consegna doveva essere contemporanea a quella del centro commerciale. Ma nel 2005, a negozi aperti,  l'Ing. Merlino, il progettista della mega opera, (nonché di altri due importanti lavori come il Villaggio dei Giochi del Mediterraneo nei pressi del Campus Universitario di Chieti in Via dei Vestini e l' ’autodromo sponsorizzato da Jarno Trulli) ammetteva il ritardo e assicurava la consegna entro maggio 2005: però è passato quasi un decennio e dell'ultimazione del “Parco Fluviale” nemmeno l'ombra. Per avere un quadro più preciso della situazione va detto che nel 2005, si insediò l'Amministrazione Comunale di Centrosinistra del Sindaco Francesco Ricci, con l'Arch. Luigi Febo ai Lavori Pubblici.
Cosa doveva esserci? Ricordando le parole del progettista, i cittadini avrebbero dovuto fruire di verde attrezzato, alberi, panchine lungo la fascia tra il fiume e gli argini artificiali larga tra i 120 ed i 150 metri e lunga quasi 3 Km.
Invece, il Parco Fluviale del Megalò è in agonia ancor prima di essere inaugurato a causa dell'incuria di chi doveva operare e probabilmente non l'ha fatto a dovere. Ciò che si pone agli occhi del visitatore è uno spettacolo veramente desolante: di verde non se ne vede e una sensazione di squallore domina l'area in cui sarebbe dovuto sorgere un meraviglioso punto di riferimento naturalistico e paesaggistico per tutto l'hinterland teatino.
A peggiorare la situazione, si è innestata anche la diatriba delle competenze dell'area fra la Regione, il Comune di Chieti , quello di Cepagatti (su cui ricade una piccola parte dell'area) e la ditta che si è occupata  dei lavori.



Sulla vicenda, lo staff del Censorino Teatino al Servizio del Cittadino è andato anche a intervistare il 15 febbraio 2013 il Sindaco di Chieti, l'Avv. Umberto Di Primio, per chiedergli spiegazioni sul perché l'area versa in quello stato di abbandono e sul perché non è stata ancora presa in gestione dal Comune di Chieti.
 Il Sindaco ha spiegato ai microfoni del Censorino che l'area sarebbe gestita da una società privata la "Sirecc Srl" che ne sarebbe responsabile della manutenzione e della custodia. Pertanto, finché l'area non verrà bonificata e messa a norma dalla suddetta società, il Comune di Chieti non acquisirà l'area con le relative infrastrutture viarie del Prusst, oggetto dell'intervento, anche per evitare all'Ente di sperperare denaro pubblico per delle opere che spettano a terzi. Fatto sta che il Parco è comunque un'area pubblica che il Comune aveva firmato un contratto per la destinazione dell'area e che sulla vicenda le promesse sono state sempre tantissime, ma, purtroppo, mai mantenute. 
Morale della favola, milioni di euro sono stati sperperati inutilmente per una struttura considerata di pubblica utilità che di fatto non è mai stata usufruibile e dovranno essere investiti nuovi soldi se si vorrà rimettere il tutto in sesto. Pertanto, si auspica che chi di dovere sia a livello regionale, sia a livello comunale si interessi veramente della risoluzione di questo spinoso problema. Sarebbe anche il caso, a questo punto, che le competenti autorità giudiziarie si muovano per accertare finalmente le responsabilità dei ritardi e dell'inquinamento dell'area.

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