martedì 23 febbraio 2016

Chieti torna al centro della politica che conta con D'Alfonso?




Riceviamo e pubblichiamo in redazione una lettera di un nostro lettore:

Il Censorino precisa: la pubblicazione delle lettere in redazione non significa necessariamente condivisione dei contenuti delle stesse, che lo ribadiamo: rappresentano pareri e posizioni esclusivamente personali,  per cui il Censorino declina ogni responsabilità.  Il nostro intento è di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, invitiamo i lettori ad approfondire sempre l'argomento trattato e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione.


Cari concittadini teatini, 

come ben sappiamo la storia recente non è stata tenera con la nostra città. 

Teate ha vissuto sventure su sventure a partire dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, che hanno portato un processo di declino, economico, politico, sociale e finanche morale. 

Le sventure della nostra città hanno nomi ben precisi, fine del multipartitismo, seconda repubblica, politiche comunitarie errate e processi di globalizzazione che hanno portato via dal nostro territorio industrie, uffici e centri di ricchezza preziosi che con altrettante politiche miopi hanno preso altre strade e portato ricchezza altrove.

Innumerevole la lista di industrie e uffici chiusi o portati via perché Teate non era più al centro della rappresentanza ed equilibrio politico fra i vari territori della Regione Abruzzo.

Certo il processo di impoverimento della nostra città ha meccanismi molto più grandi di noi, meccanismi globali che si sono riflessi nell’ambito locale; ma una parte di responsabilità, cari fratelli teatini, l’abbiamo anche noi….e dobbiamo fare ammenda.

Spesso si sente dire che i mali della città, sono derivati solo dal fatto di avere quel “famoso centro rivierasco” a pochi km dallo “spazio vitale” della nostra città. 

Si trova sempre la scusa che l’esistenza di quel centro porti via risorse e ricchezza a noi e pertanto partono anatemi contro la classe politica regionale, accusandola di deviarne il corso. 

Ma, la cosa non può essere semplificata così. Non possiamo scaricare ogni responsabilità su fattori esterni. Cari fratelli teatini posso assicurarvi che molti dei nostri mali sono causa nostra, causati troppo spesso da uno pseudo identitarismo che sfocia in un campanilismo sterile e isolazionista.

Adesso basta è tempo di cambiare mentalità e canoni politici oramai datati e rivelatisi inutili, se non dannosi.

L’occasione ci si è presentata davanti, ed è stata la visita di tre grandi personalità politiche di rilievo nazionale, L’ex Presidente del Consiglio Massimo d’Alema, il Ministro dell’Interno Alfano e l’attuale capo del governo, Matteo Renzi.

Potreste obbiettare e dire, cosa ce ne importa? Cosa hanno portato di buono alla città, queste tre persone? 

La risposta è semplice, hanno riportato la centralità politica di Chieti sul palcoscenico regionale, una presenza da troppi anni oramai dimenticata.

Una presenza che nel migliore dei casi veniva dopo “la famosa città rivierasca”, veniva a latere…quasi come se non volesse comparire o dare disturbo… (ricordatevi la “corsetta” di Berlusconi su Corso Vittorio Emanuele, quando doveva fare l’endorsement per l’ex Governatore Gianni Chiodi al Palatricalle a Chieti… il risultato sui mass media nazionali fu, che passò solo quell’esercizio ginnico legato alla “famosa città rivierasca”, al posto della candidatura di Chiodi, fatto ben più sostanzioso, effettuata a Chieti).

Cari fratelli, oggi giorno dobbiamo capire che la nostra città ha un disperato bisogno di tornare ad essere “l’Atene d’Abruzzo”, vocazione che le è sempre spettata e che ha sempre esercitato, una “vocazione naturale” direi, vista la sua storia plurimillenaria.

Ma questa vocazione di ruolo di capitale politica dell’Abruzzo non può conciliarsi con uno sterile e intransigente campanilismo isolazionistico che non prevede alcun progetto di sviluppo futuro se non quello di conservare ciò  che abbiamo.

In questi giorni, abbiamo visto e sentito accuse e minacce verso il governatore della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso e le personalità venute a Chieti.

Un’azione denigratoria che non porta nulla di buono che  va a danneggiare quel lavoro di promozione della città che è stato fatto.

Parliamoci francamente, al di la delle posizioni o appartenenze politiche, possiamo buttare via o rinnegare queste visite alla città di Chieti e tutto il valore aggiunto di promozione delle sue peculiarità, anche industriali, che sono state fatte?

Io credo di no e altrettanto credo fermamente che vada condannato chi si scaglia contro queste visite e contro chi le ha fatte venire nella nostra città, senza proporre qualcosa di concreto.

Basta  offese a chi viene ad omaggiare il nostro centro.

Vi ricordate la “famosa cartina geografica” di gaspariana memoria? Abbiamo bisogno ancora di essere cancellati per altri trent’anni dall’atlante politico regionale e soprattutto nazionale? 

Non ci è bastato il supplizio di anonimato che ha regnato su Chieti in questi anni?

Cari fratelli, questo è un appello accorato che vi faccio, un appello che mi esce dal cuore, per favore diciamo basta alla follia isolazionista che ha governato la mente di alcuni nostri concittadini e per una volta apprezziamo quello che ci è stato dato.

Apprezziamo il lavoro del Governatore Luciano D’Alfonso, apprezziamo il sottile lavorio di tessitura degli incontri politici fatti da lui ed in strettissima alleanza con il nostro Arcivescovo Bruno Forte; un lavorio di sinergie per portare queste personalità a Chieti che vede anche l’opera del nostro Sindaco Umberto di Primio.

Diciamo basta all’isolamento e capiamo che questo può essere un momento per rilanciare la nostra città, le nostre aziende e poter riprogettare il nostro futuro, senza avere l’ossessione del campanile.

Vi faccio notare che tra l’altro queste personalità non si sono nemmeno affacciate alla “famosa città rivierasca” e che per una volta Chieti ha saputo e potuto dimostrare le sue eccellenze.

Facciamo gioco di squadra ed esaltiamo le nostre perle produttive, senza farci dilaniare dai tipici sentimenti di odio da guerra civile che ci contraddistinguono.

Adesso che Chieti sta uscendo dall’anonimato, sfruttiamo questa occasione…e cerchiamo di non sparire per altri trent'anni dalla cartina geografica.

Lettera Firmata

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