Abbiamo intervistato il Presidente della Chieti FC, l'imprenditore teatino Giulio Trevisan.
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Giulio Trevisan |
- Come è nato il progetto di entrare nel mondo
del calcio con una nuova squadra cittadina?
“Il progetto nasce da un gruppo di persone
legate da profondi sentimenti di amicizia che vogliono riportare
Chieti nel calcio che conta. La nostra città ha bisogno di esempi
positivi che invertano la tendenza negativa di questi ultimi anni. Il
progetto guarda ai prossimi tre anni ed è stato condiviso dall'
allenatore e dai giocatori. La nuova squadra parte con un gruppo
dirigente nuovo, ma di grande esperienza, per poter gettare solide
basi per il futuro e non un progetto estemporaneo”.
- Che traguardi vi siete posti per la stagione
2016 - 2017?
“Insieme a Gabriele Aielli abbiamo già
realizzato l' ossatura della squadra, puntando su un gruppo ben
affiatato, di persone che sono amiche anche nella vita, per cercare
di superare rapidamente i problemi di gioventù. L' obiettivo visto
l' impegno che ci stiamo mettendo tutti quanti è chiaramente quello
di essere promossi in Eccellenza con una squadra che giochi bene e
faccia divertire gli spettatori”.
- Cosa si sente di promettere ai tifosi teatini
che hanno fame di tornare nel calcio professionistico?
“Il massimo impegno e la serietà di un
progetto”.
- Cosa pensa della Chieti Calcio del Patron
Pomponi? Che rapporti avete avuto con la dirigenza dell'altra squadra
nero - verde?
“Premesso che non conosco il signor Pomponi e
non ci siamo mai incontrati, per cui non comprendo le sue
dichiarazioni di oggi, penso che ognuno ha il diritto di esistere e
poter dimostrare sul campo il proprio valore, io amo vincere e
confrontarmi, per cui auguro alla sua squadra di disputare un buon
campionato”.
- Cosa risponde a chi sostiene che la nuova
società sia una manovra di una parte politica e che rischia di
trasformarsi in una succursale del Pescara Calcio?
“Chi mi conosce sa che non sono una persona
manovrabile, per cui le persone possono avere le proprie idee
politiche che meritano il massimo rispetto ma lo sport deve essere
gestito in modo manageriale, altrimenti non si fa molta strada. Lo
stesso discorso vale per le succursali.... io le succursali nel mio
lavoro le apro in giro per il mondo, è più facile che una società
di Pescara possa diventare una nostra succursale che il contrario. Io
non ho padroni potete stare tranquilli”.
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