mercoledì 3 agosto 2016

LA "VERITA" DI MARCO RUSSO SULL'ATER DI CHIETI


Marco Russo
Sulla delicata situazione dell'Ater di Chieti abbiamo intervistato il Consigliere Comunale, dipendente Ater e Sindacalista, Marco Russo a cui abbiamo posto delle domande per far luce sulla situazione:


«Che cosa sta succedendo nell’Ater di Chieti? È vero che alcuni impiegati potrebbero perdere il proprio lavoro e che l’Ater rischia di essere accorpata a Pescara?» 

«Da 2 anni a questa parte c’è un problema di liquidità. Nello specifico tutte le Ater sono indebitate ma hanno una loro liquidità, una tesoreria che riescono a gestire. A Chieti, probabilmente le amministrazioni del passato hanno creato problemi con la tesoreria» 

«Perché?» 

«Probabilmente hanno fatto spese oltre le possibilità dell’Ater. Tutto ciò ha creato un problema nella tesoreria a cui si è cercato di porre rimedio chiedendo aiuto alla Cassa di Risparmio e alla Regione. L’intervento della Regione non c’è stato completamente anche perché l’assessore regionale competente aveva in mente di unificare tutte le Ater tranne quella di Chieti in difficoltà finanziaria. L’ideale invece sarebbe stato semmai sanare l’Ater di Chieti e poi a limite unire le Ater»

 «Secondo lei l’Ater di Chieti rischia di rimetterci ed essere "sacrificata"?» 

 «No, perché la sede di Chieti non può essere spostata né chiudere: chi gestirebbe i patrimoni di Chieti, Ortona, Francavilla ecc.?» 

 «Si dice che l’Ater di Chieti potrebbe essere trasferita a Pescara, cosa ne pensa?» 

«Se lo facessero servirebbe solo a ripianare i debiti dell’Ater di Pescara. L'Ater di Chieti ha un vastissimo patrimonio». 

«Secondo lei è un attacco alla nostra città?» 

«Non voglio nemmeno pensarlo, però sicuramente stanno cogliendo la palla al balzo per chiuderla e invece andrebbe salvata perché è un servizio pubblico. Se mancano soldi è anche colpa della Regione che avrebbe dovuto vigilare. Non bisogna prendersela con i dipendenti, non è colpa nostra questa situazione. Va evidenziato che noi lavoriamo senza prendere sempre lo stipendio e abbiamo diversi arretrati, ma abbiamo continuato a svolgere il servizio per senso del dovere e nell'interesse dell'utenza, ossia soprattutto di quei cittadini che senza le case popolari non avrebbero un alloggio. Le scelte finanziare non le facciamo noi. Questa situazione può essere salvata con un intervento della Regione».

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