Oggi, mercoledì 19 aprile 2017, alle ore 17.00, si terrà presso il Foyer del Teatro Marrucino di Chieti,la presentazione del libro "Lu Fregne de Chijete", ultima fatica letteraria del giornalista Ugo Iezzi, con prefazione del Prof. Massimo Pasqualone. Inoltre, interverranno alla presentazione: il giornalista Mario D'Alessandro e Biagio Di Carlo.
A tal proposito, abbiamo intervistato l'autore del libro Ugo Iezzi a cui abbiamo posto delle domande per capire bene di cosa tratta la sua nuova opera:
1) Cosa è "Lu Fregne de Chijete"?
“Lu Fregne nella lingua di Dante significa Il
Meglio. Ergo, questa pubblicazione, che io presento come un
dizionario mitologico, nonché achilliano, parla delle bellezze della
nostra città, luoghi, personaggi, eventi e modi di dire, a
partire da "lu cchiù fregne", ovvero il piè veloce
Achille. Un dizionario che ha due sottotitoli. Il primo, visibile, è
un omaggio al più fregno economista di tutti i tempi, Ferdinando
Galiani, il quale ha scritto, con pseudonimo e no, libretti spassosi
e divertenti, tra cui "Spaventosissima descrizione dello
spaventoso spavento che ci spaventò tutti coll'eruzione del Vesuvio
la sera degli otto agosto 1779 ma (per grazia di Dio) durò poco".
Il secondo, segreto, è un rimando alla prima canzone popolare
abruzzese (1888) di Francesco Paolo Tosti e Tommaso Bruni,
intitolata "La Viuletta". Il mio omaggio in musica si
chiama "Voje fa lu scingiatore!" e vuole essere l'aggancio
al sottotitolo del brano popolare classico "Si 'na
scingiate te potesse dà!"
2) Cosa rappresenta l'immagine di
copertia? “L'immagine di copertina, mette in mostra
la testa di Achille, "la cocce d'Achille", facendo
intravedere l'altra "coccia" del Maestro Tonino Santeusanio
alle prese con la scultura de la mitica "Cocce", che
vorremo, una volta terminata, collocare nella Villa Comunale di
Chieti per ricordare a tutti che il luogo della memoria, della
natura, della cultura e dello svago può tramandare una bella favola
identitaria. Il dizionario in questione vuole essere anche una
mini-guida turistica per promuovere ulteriormente la nostra
bellissima realtà che ha sfornato e continua a sfornare eccellenze e
personalità di varia natura: gli Asini, la famiglia Vezia
(poi Iezzi), Romualdo De Sterlich, Ferdinando Galiani, Giovanni
Chiarini, Costantino Barbella, Guido Gatti, la famiglia
Valignano, la famiglia Pomilio, Valerio Pignatelli, Ramiro
Ortiz, Isabella Quarantotti, Anton Giulio Majano, Ettore
Paratore, Francesco Sanvitale. Per citare i grandi fregni
marrucini.”
3) Come è venuta l'ispirazione per
scrivere tale libro? “Il giornale locale da me
diretto, La Voce dei Marrucini, da anni celebra, con convivialità e
creatività, il giorno di fondazione dell'antica Teate, che, secondo
la leggenda nostrana, cade l'11 maggio. Tra due anni,
nientepopodimenoché, celebreremo 3.200 candeline. Scusate se è
poco ! Di qui l'idea di continuare a raccontare il "mito"
omerico, un mito fondativo che coinvolge moltissime città
italiane, dedicando al pelide Achille un busto. Una statua alla star
della letteratura omerica. Ricordo a me stesso e ad altri che la
mitologia greca ed i poemi omerici sono considerati il "big
bang" di tutta la letteratura occidentale. Fare una
riflessione "mitologica", in chiave omerica, potrebbe
far bene alla città. O no?”
4) Che fine si è posto come autore?
“Il mio desiderio di giornalista gastro-ribelle è da anni sempre
lo stesso: "Gaudeo ergo sum". Ovvero, in slang marrucino,
"Pizzeche e me deverte". Un modo leggero, rispettoso e
speranzoso di stare assieme agli altri, con l'unica fede che risponde
al nome di Ironia. O, se volete con espressione etnica,
"Scingiamento". E se un domani dovessi imbattermi
in spaventosissimi spaventi da spaventarmi e spaventare tutti,
mi auguro che durino poco”.
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