sabato 11 luglio 2015

ULTIME COPIE DELLA RIVISTA "GENESI DELLO STATO E DELLA NAZIONE ITALIANA"

Sono a disposizione le ultime dieci copie del primo numero della collana storica del Censorino Teatino "Genesi dello Stato e della Nazione Italiana". Chi è interessato può contattarci su facebook, sull'email  marcoporciocatone2@gmail.com o sul numero di telefono 388 / 8931953

A tal proposito, giovedì 9 luglio 2015 si è svolto presso "PizzaMania" ad Atessa (CH) un incontro organizzato dall'ASSCOM, dove tra gli altri autori ha presentato una delle sue opere anche lo storico e politilogo teatino Cristiano Vignali, trattasi di "Genesi dello Stato e della Nazione Italiana", opera realizzata con l'impaginazione grafica e la correzione della bozza del giovane Luigi Buracchio che  parla delle varie teorie degli Storici e dei Filosofi sull'origine del nostro Stato e della nostra Nazione.



Sentiamo a tal proposito cosa ha scritto il critico Rolando D'Alonzo sull'opera del Vignali:

"L'incontro di questa sra con Cristiano Vignali e con il suo saggio "GENESI DELLO STATO E DELLA NAZIONE ITALIANO", scritto in collaborazione con Luigi Buracchio, edito da Censorino Teatino, n.1 nel 2014, ci offre un importante momento di riflessione sull'identità nazionale e sullo "spirito del paese", non solo, ma anche l'occasione di aprire und ibattito costruttivo sulle prospettive del nostro futuro, sull'impegno dei cittadini, sulla condizione sociale delle città e dei borghi, sul rapporto tra centro e periferie, in un Paese che sta affrontando in maniera opaca e senza determinazione un difficile momento di ciri e di transizione.
L'originalità di questo testo storico-politico risiede innanzitutto nella metodologia storiografica ( che qui opera nettamente al di fuori di schemi usurati e precostituiti e si esplicita in una inconsueta lucidità espressiva), pio sulla decisa presa di posizione dell'Autore. Il quale, alal fien della disamina, a conclusioen delle sequenze argomentative e della messa a confornto delle tesi dei vari storici e intellettuali che hanno influenzato la cultura italiana del '900, propone un suo intelligente punto di vista, maturato anceh alla luce di riflessioni etico - economiche, determinato in ssenso critico dall'avvicendarsi tumultuoso degli avvenimenti nazionali e internazionali degli ultimi vent'anni almeno. Dobbiamo dar atto a questo giovane ed entusiasta studioso di aver saputo individuare, mediante la sua ineccepibile ricognizione, il nodo cruciale che riguarda la "sostanza" più intima della società italiana, intesa come nazione, e il senso di disagio - non solo giovanile - che aleggia dapperttutto e la fervida attesa di tempi nuovi, di una diversa concezione della vita associata, ossia la rivendicazione partecipata di un'altra realtà concreta, puramente istituzionale (statale, bisognerebbe dire, con più precisione e senza paura!) che possa garantire il diritto dei cittadini, la conservazione dell'ambiente, e proporre una radicale riforma del rapporto tra i ceti, nel senso di un'effettiva solidarietà ed equità sociale.
Il saggio in questione si snoda, come abbiamo detto, lungo una esauriente prospettiva storica, ma nelal sua particolareggiata trattazione, nell'accostamento delle differenti posizioni teoriche e  ideologiche emerge un plus di cognizione che travalica gli orizzonti definiti dellla storia, scardina la concatenazione temporale dei singoli - a volte incomprensibili avvenimenti - sì che l'asse dell'attenzione si sposti - non solo in maniera provocatoria - sulla condizione reale delle "persone viventi", sulla società e sui suoi aspetti generali e particolari.
Pagine illuminanti queste ( che risultano essere altrettante impietose radiografie delle varie fasi di assestamento politico ed economico del Paese, sotto il profilo istituzionale e burocratico), pagine che contengono periodo per periodo, semi di ulteirori argomentazioni circa il "Che fare?". Il testo, tra l'altro, si avvale di numerose cartine geografiche che raffigurano le mutevoli forme territoriali degli Stati della Penisola, nelle varie epoche storiche.
Punti saldi di riferimento del discorso sulla nascita della Nazione ( sulle sue manchevolezze istituzionali e sulle contraddizioni sociali) sono:
1) La concezione universalistica della romanità;
2)Le realizzazioni medievali e l'esperienza dei Comuni, con gli apporti culturali ed amministrativi dati dai Longobardi;
3) Il problematico capitolo risorgimentale, e la connessa questione meridionale che si protrae sino ai nostri giorni.

Ma procediamo con ordine.

Nella introduzione alla lettura, Vignali mette subito il dito nella ferita verminosa, intercettando le lesioni e i lasciti di quell'antica (endemica) sofferenza insita nell'apparato sociale di una Nazione fittizia "invertebrata", che non riesce a vivere di vita propria, di vita normale ( come si addice a uno Stato moderno e a una Nazione matura), perché sin dalla costituzione del suo assetto geografico l'Italia soffre del conflitto tra due anime:
a) quella che anela all'universale, con tutti i nessi e connessi, di natura istituzionale e culturale;
b) quella che è costretta da esigenze particolaristiche contrastanti, ed è quindi soffocata da interessi oscuri e meno oscuri, comunque dal peso non irrilevante del fermento e delle rivendicazioni localistiche.

Nello spazio di due capitoli, l'Autore ripercorre attentamente la trama degli avvenimenti storici, toccando i punti più qualificanti della complessa "querelle" inerente al senso e alle conseguenze del processo di unificazione risorgimentale, fino alel illuminanti riflessioni di Antonio Gramsci, di Palmiro Togliatti e ancora di Gentile, Galasso, Evola, Veneziani e Zitara.
E' dichiarata l'intenzione di Vignali di uscire subito dal vieto conformismo dei comuni libri scolastici, per allinearsi in una precisa direzione di puntuale riflessione critica, ad ampio raggio, senza pregiudizi di sorta né remore ideologiche.
Inoltre, egli intende, di volta in volta, rimettere in questione il "dato storico", il documento assodato, l'apparente immutabilità delle vicende, l'alone referenziale dell'Anagrafe e delle biografie eccellenti, per penetrare nelle intenzioni più recondite di coloro che si sono affrontati nel complesso scenario da cui è stata fatta nascere la nostra "bella Italia", la "serva Italia" del Poeta, "l'Italia del Carroccio", "l'Italia dei Feudi", "l'Italia dei braccianti", "l'Italia delle avventure d'oltre mare", "l'Italia dei dopo guerra", l' "l'Italia dei Papi", "l'Italia dei mercanti e dei naviganti", "l'Italia dei briganti", "l'Italia degli emigranti", "l'Italia dei Santi".
Un'altra caratteristica qualificante del lavoro di Vignali è quella di aver impostato il discorso mettendo a confronto le tesi degli storici antirisorgimentalisti e di aver rilevato, nelle loro visioni politiche, nel loro pensiero infomratore, sia di destra che di sinsitra, a seconda degli schierametni e del Partito di riferimento, una focalizzazione comune circa la fisionomia ancora labile e sfuggente dello Stato - Nazione Italia.
Le problematiche e gli interrogativi che si levano dall'insieme dei vari scritti presi in considerazione, possono costituire ancora oggi, nel 2015, una interessante griglia metodologica per chi voglia esaminare non solo l'aspetto della società e la salute complessiva del nostro paesem ma, forse ancora con maggiore determinazione , gli indirizzi di politica economica del governo attuale, il suo orientamento in politica estera, la sua mollezza nell'affrontare i problemi più urgenti, la sua indifferenza nel porre sul tavolo la questione dei conflitti di interessi, del groviglio delle lobby, dell'intrigo sindacale, della selva retributiva, e della madre di tutte le madri: l'equità sociale!
Lo studio di Cristiano Vignali costituisce ancora un irrinunciabile punto di riferimento per un improcrastinabile dibattito colelttivo sulla posizione italiana nel consesso della così impetuosa e barbara globalizzazione in cui le superpotenze capitalistiche hanno costretto gli Stati mediterranei ( di cultura del tutto opposta alle pulsioni, alle idee di sviluppo occidentale d'Oltre Oceano) e quelli asiatici.
Queste pagine sono, per me, una speranza e un viatico prezioso per avviare ulteriori riflessioni e ritrovare i punti di riferimento di un pensiero onesto, determinato a considerare la "persona" umana, l'altro, in ogni continente si trovi, di qualsiasi fede e appartenenza politica sia".

Rolando D'Alonzo R.L. 8-9, VII, 2015

 

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